Due frammenti di un Libro dei Morti egizio sono stati riuniti per la prima volta grazie alla digitalizzazione delle collezioni museali.
Una storia travagliata
La storia è abbastanza ingarbugliata. I due reperti si trovano attualmente presso il Getty Research Institute di Los Angeles e il Teece Museum of Classical Antiquities dell’Università di Canterbury in Nuova Zelanda. L’intero Oceano Pacifico separa due frammenti di lino strappati nel 1800 dalla mummia di Petosiris, un uomo vissuto circa 2300 anni fa. Un comportamento del genere oggi sarebbe inammissibile; ma nel XIX sec. le cose andavano diversamente, si organizzavano persino degli spettacoli teatrali per sbendare le mummie!
Secondo i ricercatori, il frammento dell’Università di Canterbury era di proprietà di Charles Auguste Murray, console britannico in Egitto fra il 1846-1853. Il reperto passò quindi nelle mani di Sir Thomas Phillips e in seguito fu acquistato dall’Università in un’asta di Sotheby’s nel 1972. Tuttavia, non si conosce il motivo che portò alla separazione dei due reperti.
La “reunion”
Il tessuto conservato a Los Angeles è molto grande ed è completamente ricoperto di scritte in ieratico (il corsivo della lingua egizia) e illustrazioni che rappresentano scene tipiche del Libro dei Morti: preparazioni di offerte, una barca funeraria con Iside e Nefti, una slitta con il dio sciacallo Anubi. Recentemente molti musei stanno digitalizzando le proprie collezioni, in modo tale da permettere lo studio dei reperti anche a grande distanza. Quando i ricercatori del Getty Research di Los Angeles hanno visto il frammento digitalizzato sul sito dell’Università neozelandese, hanno subito capito che si trattava di uno dei pezzi strappati dal loro tessuto. Infatti, il frammento combacia alla perfezione con il bordo strappato del reperto conservato a Los Angeles. È stato così possibile riunire il Libro dei Morti di Petosiris dopo circa 200 anni. Tuttavia, il lavoro non è terminato. Infatti, dopo aver riunito digitalmente i due reperti, i ricercatori si sono accorti che il tessuto non è ancora completo. un altro frammento potrebbe essere conservato presso il RD Milns Antiquities Museum dell’Università del Queensland. Al momento è impossibile determinare la quantità di materiale mancante; inoltre, i brandelli potrebbero essere conservati anche in collezioni private, il che rende ancora più difficile la loro individuazione.
La buona notizia è che le nuove tecnologie e la digitalizzazione delle collezioni stanno diventando sempre più importanti, consentendo di fare scoperte impensabili fino a poco tempo fa.
Photo credits ©Getty’s Open Content Program
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